giovedì 30 settembre 2010

Recensione di "Somewhere" (Sofia Coppola), miglior film a Venezia 2010.

Somewhere ci racconta la vita di un attore di successo, Johnny Marco (Stephen Dorff), vista con la stessa ottica di disagio interiore che la Coppola già aveva utilizzato per Bill Murray in Lost in Traslation, stentando  però a trasferire al pubblico quella poeticità e quella passione che caratterizzavano il suo secondo film.


E’ il quarto film di Sofia Coppola ed ha vinto il premio come miglior film alla 67° mostra del cinema di Venezia. Detto così sembrerebbe un capolavoro ma purtroppo questa volta, nonostante l’ambito riconoscimento, va detto che l’opera di Coppola jr non soddisfa a pieno le aspettative, o perlomeno non è all’altezza dell’intelligentissimo Maria Antonietta con cui la regista ci aveva lasciati.

Johnny è la classica star tutta sesso, droga (o forse alcol nel suo caso) e rock’n’roll ma vive la sua situazione di “privilegiato” con distacco, disperazione. Si vede benissimo che non è felice e che non sta bene con se stesso, e nel dircelo la Coppola lascia spazio alla nostra percezione individuale, caricandoci dell’ardua scelta di compatire oppure abbandonare il protagonista al suo destino. La caratterizzazione che la regista dà al suo personaggio però non è, a  nostro avviso, abbastanza forte quanto dovrebbe essere
Anche l’unico barlume di luce sulla vita del nostro attore, forse la sua sola àncora di salvezza contro un’esistenza scandita dall’inutilità, la figlia Cleo (Elle Fanning), appare troppo poco forte per dare una sferzata alla sua vita grigia ed alla sufficienza del film stesso. Anche se si sforza nel darle attenzione sembra sempre che la scintilla non scocchi nel loro rapporto: si vogliono bene ma forse non sanno dimostrarselo veramente e di questo ne risentono entrambi. Ne risente sia la bambina di 12 anni che si ritrova a confrontarsi con le discutibili frequentazioni del padre sia Johnny stesso che è costretto a farsi carico della giovane e a portarsela finanche in Italia dove deve promuovere il suo ultimo film e ritirare un premio. Ah... già l’Italia: altra nota dolente. I cammei dei personaggi italiani sono qualcosa di imbarazzante, almeno per la figura che ci fa il nostro Paese. Il protagonista si ritroverà immerso in un alone di mediocrità a dir poco struggente, fra improbabili interviste e serate di gala con tanto di ritiro del Telegatto  (presentano Frassica e la Ventura, balla Valeria Marini). Fatto sta che al loro ritorno a casa, Johnny vive nel mitico Chateau Marmont, residenza di famose star hollywoodiane, quella sorta di equilibrio interiore che si stava creando tra i due, ne è l’ emblema una scena a bordo piscina dove padre e figlia sembrano aver trovato la pace interiore che cercavano dall’inizio del film, subisce una profonda rottura poiché Cleo deve  partire per un campus con la scuola.
Il nostro protagonista rientra nella depressione a cui ci aveva abituati, e la sua inadeguatezza alla vita trova il culmine in una commovente telefonata ad una sua vecchia amica (o sarà l’ex?) e nella tanto improvvisa quanto apparentemente folle decisione di partire. La destinazione è il tutto ed il niente insieme, quel non luogo da “qualche parte”  che darà, stavolta in maniera poetica, titolo al film.

Da oggi alla Casa del Cinema di Roma parte la rassegna "Racconti di cinema": una seria di incontri tra professionisti ed appssionati.

Organizzato dall`associazione 100 autori alla Casa del Cinema, oggi ci sarà il primo incontro dedicato ai film italiani dell`ultimo anno e sarà dedicato al making of de La nostra vita di Daniele Luchetti. Domani alle ore 16 presso la Casa del Cinema (Sala Deluxe), il regista, gli sceneggiatori Rulli e Petraglia, il produttore Riccardo Tozzi e parte del cast incontreranno il pubblico per raccontare com`è nato questo fortunato film che ha inoltre visto il suo protagonista, Elio Germano, ottenere il prestigioso riconoscimento per il miglior attore al Festival di Cannes. I prossimi incontri organizzati dall`associazione 100 autori vedranno coinvolti Marco Bellocchio e Giorgio Diritti.
Questo evento fa parte di una serie di incontri culturali dedicati ai film italiani:
i "Racconti di cinema" che nascono per offrire ad un pubblico di appassionati, esperti di cinema e a chi opera nel mondo della formazione, un'occasione unica di confronto intorno a tre importanti film italiani dell'ultimo anno, raccontandone la genesi, attraverso le voci degli ideatori - registi e sceneggiatori innanzitutto, ma non solo.

"DOT": il cartoon fatto al microscopio.

Dopo l'animazione in 3D ecco in arrivo l'animazione al microscopio! Si intitola 'Dot', punto, ed è il cartoon che rischia di entrare nel Guinness dei Primati come il più piccolo del mondo. La sua protagonista è infatti 'alta' appena 9 mm. Prodotto dalla Aardman Animations di 'Wallace&Gromit', il cartoon è stato realizzato in stop motion utilizzando un Nokia N8 con fotocamera da 12 megapixel e la tecnologia CellScope, cioè un microscopio per i telefoni cellulari progettato all'Università di Berkeley in California. Si tratta di una tecnologia già impiegata in Africa per scattare foto ad es di cellule epiteliali e inviarle agli esperti oltre oceano. Nel futuro prossimo il CellScope arriverà nei laboratori americani come strumento per la ricerca sulle malattie del sangue.

Anteprima di "Dot!"


fonte: RepubblicaRadioTv

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