martedì 21 dicembre 2010

RCL: Ridotte capacità lavorative. La risposta di Pomigliano ad Avatar.


RCL.
E’ la sigla che indica una categoria di lavoratori con problemi fisici, come ad esempio discopatie e tendiniti, legati ad anni di servizio in condizioni di lavoro al limite del sostenibile.
E’ il titolo di un docufilm che racconta le vicende degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d’Arco all’indomani di un referendum  riguardante proprio le condizioni di lavoro, proposto dalla dirigenza della Fiat ai lavoratori delle catene di montaggio.
 E’ una storia che ha per protagonisti dei semplici lavoratori, degli operai del settore metalmeccanico, alcuni dei quali in cassa integrazione e altri comunque in precarie condizioni lavorative, che hanno visto mettere ai voti la dignità umana sul posto di lavoro,  vedendosi costretti a scendere a patti con un nuovo modello imprenditoriale proposto da Sergio Marchionne, amministratore delegato dei gruppi Fiat e Chrysler, che forse nemmeno immagina cosa voglia dire far parte di una catena di montaggio.
Quello che il protagonista narrante Paolo Rossi cerca di raccontare è l’incubo ad occhi aperti che stanno vivendo migliaia di operai di uno degli stabilimenti italiani che più rappresenta lo sviluppo industriale e le sue dure leggi. In un paese dove la “grande fabbrica” è arrivata, anni fa, incarnando un solido modello economico appoggiato da garanzie statali , un’opportunità di rilancio di un paese del sud Italia e una solida alternativa al solo settore agricolo che dominava prima dell’avvento dell’industria.
Ideato da Alessandro Di Rienzo e diretto da Massimiliano Carboni, Rcl è il tentativo di mettere in scena quello che Paolo Rossi stesso definisce “surrealismo civile”, ovvero situazioni che superano talmente tanto il confine dell’accettabile da divenire quasi una storia di fantascienza. Sbarcati nella desolata stazione di Pomigliano, Paolo Rossi e la sua troupe, di chiaro stampo “Brancaleoniano”, cercano del materiale per un fantomatico film che dovrà raccontare le vicende dei lavoratori delle catene di montaggio ed il loro difficile rapporto con uno dei mestieri più duri ed alienanti del nostro secolo; rapporto messo ancor più a dura prova dalle condizioni in cui questi metalmeccanici sono costretti a lavorare.
Nell’intento di immedesimarsi nella situazione di Pomigliano (un paese dove addirittura i nomi delle strade inneggiano al Po, all’Alfa Romeo e a Torino) il nostro narratore scambierà interessanti “chiacchierate” con il sindaco, con un prete, con dei sindacalisti dal dente avvelenato ed ovviamente con dei lavoratori, ed arriverà alla conclusione che il suo film potrà avere solo una connotazione di tipo fantascientifico, visto che le storie che gli vengono raccontate hanno poco a che fare con una vita normale. Progetta così “la risposta di Pomigliano ad Avatar”, in un turbinio di situazioni iper-reali, che servono però a dar risalto alla condizione operaia del Mezzogiorno, dove,  più poeticamente che insensatamente, le famiglie in cassa integrazione non rinunciano nemmeno a mettere al mondo nuove “creature”. Chissà che non portino avanti dure lotte sindacaliste proprio per garantire ai loro figli condizioni migliori di quelle che ora sono costretti a sopportare. Eccola la realtà.

lunedì 20 dicembre 2010

Nuovi LG: voglia di qualcosa di Optimus

Nell’era degli smartphone è ormai all’ordine del giorno controllare l’e mail dal telefonino ed accedere a tutta una serie di funzioni che ci consentono di utilizzare il nostro cellulare proprio come un Pc. Ok, adesso per un attimo pensiamola al contrario. Mi spiego: e se invece volessimo visualizzare il nostro Smartphone direttamente dal computer? E’ questa la funzione che più mi ha colpito in quanto ad originalità della nuova linea Optimus  di LG. Si chiama On screen Phone ed è una modalità con cui si può accedere a tutte le funzionalità del telefonino direttamente dal Pc. Ci avevate pensato?
Oltre a questo la nuova gamma Optimus di LG ci consente di sbizzarrirci in quanto ad applicazioni.
I nuovi smartphone Lg Optimus sono 4 e sono:

GT:  Sistema Operativo Android 2.1, A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, Display full touch 3", memoria interna da 120 MB e Micro SD da 2 GB inclusa. 17 applicazioni precaricate e organizzate da LG come ad esempio Shazam (riconosce titolo e autore della musica) e Google Talk.
One: Sistema operativo Android 2.2, A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, Processore da 600HZ, Display full touch 3.2” capacitivo, RAM 512MB, Memoria interna da 160 MB E Micro SD da 2 GB inclusa. Fotocamera da 3MegaPixel con Autofocus, zoom fino a 4x e geo-tagging delle foto
Chic: Sistema operativo Android 2.2, A-GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, HSUPA 2.0, Display full touch 3.2” capacitivo, Memoria interna da 150MB e Micro SD da 2 GB inclusa, On screen phone (possibilità di controllare il telefono direttamente dal PC) e DLNA.
7: Sistema operativo Windows Phone 7, GPS, WI-FI, HSDPA 7.2, HSUPA 5.7, processore da 1 GHZ Display full touch da 3.8” capacitivo, memoria interna da 16GB. DLNA. E’ possibile collegarsi al proprio profilo Xbox Live. Di questo modello trovo molto interessante l'applicazione Scan Search per la realtà aumentata: visualizza sullo schermo del telefono tutti i punti di interesse che si trovano nelle vicinanze fino a un raggio di 5km.
Tutti hanno le applicazioni più diffuse direttamente integrate come per esempio Facebook e Twitter  e sono dotati di sistema A-Gps, cioè lanavigazione satellitare assistita che genera utili informazioni aggiuntive circa il traffico, gli esercizi commerciali e le attività più interessanti nelle varie mappe.e
Lg in più mette a disposizione del cliente un sito particolarmente interessante e completamente interattivo, attraverso il quale scegliere il modello che più si addice alle proprie esigenze.
Ecco il sito di LG Optimus

mercoledì 1 dicembre 2010

Giving hope has never sounded so good...



Per quanto possa non piacermi Starbucks (o meglio a non piacermi sono i prezzi delle sue colazioni!!!) ecco un'iniziativa che mi trova sorprendentemente a favore di questo marchio. Beh c'è da dire che 5 cents non sono nulla, ma è il solito discorso: "se lo facessero tutti..."

For every viewing of this exclusive performance by The Killers on Dec. 1, 2010 Starbucks will contribute 5¢ U.S. to the Global Fund to help fight AIDS in Africa. So pass this gift along to your friends and loved ones this holiday season, and see just how good it feels to give.
Video directed by Jared Hess (Napoleon Dynamite)

Il video è : The Killers - Boots

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Adam Resurrected: superare il dramma




Ispirato all’omonimo romanzo di Yomar Kaniuk del 1968, Adam Resurrected diventa finalmente film, a distanza di più di 40 anni dall’uscita del libro, per mano di Paul Schrader, mitico sceneggiatore di Taxi Driver e Toro Scatenato, per citarne un paio. “Finalmente” perché già diversi registi avevano fallito nell’intento di portare a compimento una sceneggiatura degna di tal nome (addirittura Orson Welles fu scelto per il ruolo di protagonista in uno di questi tentativi), che sapesse riprendere il sottile filo, graffiante e sadico, con cui il controverso romanzo aveva positivamente impressionato critici e scettici.
 Il difficile tema del superamento, o almeno del suo tentativo, di una tragedia delle dimensioni dell’Olocausto è un ostacolo impervio da affrontare, forse impossibile. Tanti sono stati i dibattiti di stampo socio-psicologico con l’intento di definire se fosse possibile anche soltanto immaginare il dolore provato dai deportati nei campi di concentramento, figuriamoci raccontarlo. E ancor di più superarlo. I fantasmi, le paure, i drammi interiori che alcuni personaggi si portano dietro sono ferite che difficilmente un istituto mentale per i sopravvissuti aiuta a rimarginare. 
Adam Stein, interpretato in maniera impressionante da Jeff Goldblum, è proprio uno di questi sopravvissuti, ed il suo percorso di tentata riabilitazione psicologica si alterna fra la clinica dove è in osservazione e i flashback del campo di concentramento dove era rinchiuso e dove faceva letteralmente da”cane” per le maniacali fantasie di stampo “imperiale” del comandante Klein, Willem Dafoe anche lui in ottima forma. Adam prima della guerra era un artista, dirigeva un personale ed originale, visti i tempi, one man show in una specie di circo di Berlino (ironia della sorte una delle improvvisate “cavie” per i suoi giochetti una sera fu proprio il comandante); poi la guerra, la deportazione, il dramma. Il vedersi strappare via la famiglia da davanti agli occhi, mentre lui è costretto a fare da malinconica colonna sonora con il violino nel tragitto della moglie e della figlia verso la morte, lo segna per sempre. Si trova da solo e ci si troverà fin quando, proprio nell’istituto mentale, non incontra un altro “cane” come fu lui in passato; un “progetto particolare” del medico che lo teneva in cura: un ragazzino tenuto legato in una stanza segreta costretto a vivere proprio come Adam aveva fatto. I due riescono miracolosamente ad avvicinarsi ed iniziano insieme un percorso di crescita e di redenzione, che porterà entrambi a prendere coscienza della reale necessità, per se stessi, di uscire dalla situazione di chiusura mentale e psicologica che li accompagnava da chissà quanto tempo.
Dal punto di vista cinematografico colpisce l’uso dominante della tonalità del bianco, come a voler indicare che il barlume di speranza è vivo anche in condizioni di precaria stabilità mentale. Tale scelta cromatica è però abissata nei flashback oscuri delle notti nel campo di concentramento, dove l’ombra della paura e della disperazione ci aiutano a ristabilire il senso tragico predominante. La luce dunque non è ben chiaro se indichi follia o speranza ed è proprio su questa incertezza che va collocato il punto sul quale abilmente il regista gioca; le lacrime che il protagonista stenta a nascondere, i ripetuti scontri psicologici con gli infermieri e gli altri pazienti, la rabbia mista a compassione che trapela dal rapporto col giovane nuovo amico sono alcuni dei congegni narrativi che hanno permesso a Paul Schrader di portare a termine l’opera in maniera intelligente e fornendo interessanti spunti introspettivi.
La pellicola, ancora in cerca di definitiva distribuzione in Italia, sarà in programmazione in versione doppiata in italiano al cinema Aquila di Roma, dal 3 al 16 dicembre.
Marco Napolitano

mercoledì 24 novembre 2010

Cortinametraggio 2011: Dal 23 al 26 Marzo. I corti sotto la lente


Hai nel cassetto un cortometraggio fresco e leggero, che può inserirsi a pieno titolo nella tradizione della nuova commedia all'italiana?
Partecipa con il tuo lavoro alla sezione Corticomedy di Cortinametraggio: avrai a tua disposizione una vetrina d'eccezione per farti conoscere al grande pubblico e agli addetti ai lavori, la stessa che ospiterà le proiezioni dei cortometraggi finalisti dei Nastri d'Argento.


IL CONCORSO: La partecipazione a Corticomedy è gratuita e aperta a tutti i cortometraggi dal mood spensierato e allegro della durata massima di 15 minuti.

DEADLINE: Le opere dovranno pervenire entro il 10/02/2011 (in dvd e accompagnate dalla relativa entry form) all'indirizzo: Associazione Cortinametraggio, via Pozzo del Mare 1, 34121 Trieste.

PREMI: Al regista del miglior cortometraggio pervenuto sarà offerto un weekend per 2 persone in un hotel di Cortina d'Ampezzo.


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Nessuna speranza, nessuna paura: docufilm sulla scena rap romana


Inserito nella sezione “L’altro Cinema – Extra” del Festival del Cinema di Roma 2010 e presentato in anteprima alla Casa del Cinema il 1 Novembre, Nessuna speranza, nessuna paura è il film – documentario  di Stefano Pistolini che racconta l’evoluzione e l’affermazione della scena hip hop romana.

L’affascinante e multiforme mondo del rap capitolino ci viene raccontato in maniera schietta e diretta da uno degli esponenti più accesi di questa scena, uno che tra le rime in romano si può dire ci sia nato e cresciuto: stiamo parlando di Paolo Martinelli aka Chef Ragoo (come non ricordarlo nella parte di Zombi in Zora la vampira, con Carlo Verdone, per la regia dei Manetti Bros.).  Uno che nella sua carriera artistica si è alternato tra punk, rap e poi di nuovo punk.
Il film prende dunque la forma di una “chiacchierata” con un rapper (o dovremmo dire ex rapper? Chissà) che ci racconta in modo malinconico, forse crudo, ma con il sorriso di chi ha fatto della passione per questo genere una ragion di vita, una scena sconosciuta ai più ma che arde ormai da anni, proponendo alla ribalta di volta in volta nomi nuovi, provenienti dalle periferie, o per meglio dire dalle borgate, di una Roma tutta da conoscere per poterla apprezzare. Accompagnato da colonne sonore rigorosamente rap con spezzoni di live che si incastonano nel racconto, il regista, romano anche lui, si serve di questa coinvolgente voce narrante per descrivere l’evoluzione di questo genere di nicchia; evoluzione che riguarda non solo la musica ma anche, e soprattutto, il linguaggio, lo stile e tutto l’universo di comunicazione che si nasconde dietro un testo in rime scritto in dialetto (o dovremmo dire lingua?) romano. Attaccamento al territorio, rispetto reciproco, voglia di far sentire la propria voce sono solo alcune delle ragioni che spingono un artista a fare rap e a farlo nella maniera in cui lo fa gente come i Colle der Fomento, i Trceboys, Chef Ragoo stesso. Quella descritta nel film di Pistolini non è gente che si siede a tavolino per sfornare il disco dell’anno, per vendere milioni di copie o per conquistare le folle; è gente che si rivolge perlopiù ad un determinato pubblico e che trasmette messaggi di  vitale importanza sociale sottoforma di creative rime in lingua romana. Tolto di mezzo il fine economico, quello che rimane evidente è il solo scopo e la sola voglia chiaramente esplicita di questi ragazzi: comunicare. Comunicare il disagio che si sta vivendo, le sensazioni che si stanno provando, le sofferenze personali e i rimedi evasivi per superarle ma a volte anche il semplice svago, il “cazzeggio”.

Lo stesso Pistolini afferma : “attraverso lo sguardo di uno dei suoi protagonisti ho cercato di raccontare una Roma segreta, di strada, quasi pasoliniana. Volevo parlare di un mondo musicale lontano dai riflettori e dalle masse”. “Nell’epoca di X-Factor - aggiunge - ecco delle persone che hanno quasi ricercato l’anonimato, scansato il successo facile e usato la lingua romana come strumento, come veicolo di messaggi sociali e politici”.
Nessuna speranza, nessuna paura è prodotto da Darallouche Film e racconta dunque tre storie che ben si intrecciano nello svolgimento dell’intervista/racconto di Paolo Martinelli: ce n’è una che parla proprio del protagonista, Chef Ragoo, del suo amore per la scena rap e  del suo camaleontico percorso artistico; un’altra ci immerge nel panorama hip hop capitolino e ci spiega la sua evoluzione dagli anni Novanta fino ad oggi, descrivendoci i suoi vizi e le sue virtù attraverso un punto di vista interno alla scena stessa; ed infine la terza storia è incentrata su Roma e sulla romanità: sui mille spunti che da ogni angolo e scorcio di questa città fanno da ispirazione proprio ai rappettari che la raccontano in rima, rigorosamente in romano, alternando volgarità e poesia, “fero e piuma”, amore e odio.
Fieri, di certo, di essere dei contemporanei poeti di strada.

martedì 23 novembre 2010

Ian Mc Ewan incontra gli studenti a Lettere

Venerdì 26 novembre presso l'aula 1 dell'edificio di Lettere, Ian McEwan incontrerà gli studenti in occasione della prima rappresentazione in Italia di For You, l'opera in due atti tratta da un libretto composto dal romanziere britannico su musica del compositore Michael Berkeley.
Ian McEwan è lo scrittore britannico contemporaneo più affermato in campo internazionale, conosciuto per romanzi come Cortesie per gli ospiti, Bambini nel tempo, L'amore fatale, Espiazione, Sabato, Chesil Beach e il recentissimo Solar.

L'incontro sarà coordinato da Isabella Imperiali, docente di Storia del teatro inglese alla Sapienza, e vedrà la presenza, oltre che di McEwan, del compositore Michael Berkeley e di due consiglieri artistici dell'Istituzione universitaria dei concerti, il musicologo e vicepreside della facoltà di Filosofia, lettere, scienze umanistiche e studi orientali Franco Piperno e il compositore Nicola Sani.

For You è coprodotta dalla Iuc e dall'Accademia filarmonica romana in collaborazione con il British Council e sarà in scena al Teatro Olimpico giovedì 25 novembre alle ore 21.00 e sabato 27 novembre alle ore 17.30

E' di particolare rilievo il fatto che gli studenti universitari e i giovani under 30 possono comprare il biglietto a solo 10 euro per lo spettacolo di sabato 27 novembre.

domenica 14 novembre 2010

Festival del Cinema dei diritti umani. A Napoli dal 9 al 16 Novembre



Sebbene il luogo principale del Festival del Cinema dei Diritti Umani sia il Forum delle Culture Napoli 2013 (in vico G. Maffei 18), gran parte della città sarà coinvolta nella manifestazione, prestando gli spazi per le proiezioni e i vari incontri. Incentrato sul tema dei diritti universali e sulla crisi globale, il festival è articolato in tre sezioni: la prima porterà il cinema nelle periferie, la seconda, competitiva, è quella in cui verranno esposti documentari e fiction, mentre la terza, internazionale, ospiterà sette nazioni del mondo, con rappresentanti delle società civili di Europa, Asia, Sud America  e Asia.

venerdì 12 novembre 2010

Ecco i vincitori del quinto Festival Internazionale del Film di Roma



Il Marco Aurelio d`oro come miglior film della quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma è andato a Kill Me Please di Olias Barco. Dato per vincente, da subito, In a Better World di Susanne Bier ha conquistato, invece, il Gran premio della giuria e quello del pubblico. Premiato  Toni Servillo, per la sua interpretazione in Una vita tranquilla di Claudio Cupellini, con il Marc`Aurelio d`oro della giuria al miglior attore, mentre lo speculare premio alla migliore attrice dovrà dividerselo l`intero cast di Las Buenas hierbas di María Novaro. Premio Speciale della Giuria a Poll di Chris Kraus e Targa Speciale del Presidente della Repubblica Italiana al film che meglio mette in rilievo i valori umani e sociali a Dog Sweat di Hossein Keshavarz. Per quanto riguarda i premi collaterali, I Want to be a Soldier di Christian Molina vince il Marc`Aurelio Alice nella città sotto i 12 anni, mentre a Adem di Hans Van Nuffel va Alice nella città sopra i 12 anni. Miglior documentario della sezione l`Altro cinema – Extra, assegnato dalla giuria internazionale diretta da Folco Quilici, a De Regenmakers di Loris-Jan Van Luyn. Marc`Aurelio esordienti per il miglior interprete o miglior regista alla sua opera prima al danese Kaspar Munk per Hold Om Mig
 

E' morto Dino De Laurentiis. Ultimo saluto al più grande produttore cinematografico italiano.

E` morto ieri, a Los Angeles, il produttore Dino De Laurentiis, aveva 91 anni. Nato a Torre Annunziata l`8 agosto del 1919, nella sua lunga carriera, iniziata con L`amore canta (1941) di Ferdinando Maria Poggioli, ha prodotto 166 film. Dai grandi capolavori del cinema italiano, citiamo almeno La grande guerra di Monicelli e Le notti di Cabiria di Fellini, a film americani di culto quali Velluto blu di David Lynch, Manhunter – Frammenti di un omicidio di Michael Mann e L`anno del dragone di Michael Cimino, il lavoro di De Laurentiis ha profondamente segnato la storia del cinema mondiale. Prima in Italia, in coppia con Carlo Ponti, con cui, nel 1948 diede vita alla Ponti-De Laurentiis, producendo, tra gli altri, Europa `51 di Roberto Rossellini, Anni facili di Luigi Zampa, Anna di Alberto Lattuada, L`oro di Napoli di Vittorio De Sica, La strada e Le notti di Cabiria di Federico Fellini, entrambi insigniti dell`Oscar al miglior film straniero. E più tradi – quando la legge Corona impediva le coproduzioni italoamericane – in America, dando vita a successi quali Serpico di Sidney Lumet, La zona morta di David Cronenberg, Flash Gordon di Mike Hodges e L`armata delle tenebre di Sam Raimi. Nel 2001 ricevette l`Irving G. Thalberg Memorial Award e nel 2003 il Leone d`oro alla carriera dalla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.  

lunedì 25 ottobre 2010

Dal 23 al 31 Ottobre: Tokyo International Film Festival 2010

Dal 23 al 31 ottobre si terrà nella capitale nipponica il Tokyo International Film Festival 2010, arrivato quest’anno alla sua 23° edizione. Ad aprire le danze sarà l’attesissimo The social network, film di David Fincher dedicato al fenomeno Facebook ed al suo fondatore Mark Zuckenberg.



La programmazione quest’anno si arricchisce di nuove sezioni dedicate al mercato giapponese ed al rapporto che il cinema in generale intrattiene con altre forme di comunicazione. Queste sezioni sono: “World Cinema” (première di film americani ed europei già presentati con successo in festival internazionali), “Winds of Asia” (cinema asiatico), “Japanese Eyes” (cinema giapponese contemporaneo), “Nippon Cinema Classics” (cinema giapponese classico), “Cinema Vibration” (sul rapporto tra cinema e musica), “Natural TIFF” (film su tematiche ambientali), “Animecs TIFF” (cinema d’animazione).
 
Questa edizione lascia inoltre ampio spazio alla produzione italiana, mostrando negli anni sempre più interesse verso materiale, anche indipendente, proveniente dal nostro paese.
Contenderà con altre 14 opere il Tokyo Sakura Grand Prix dell`International Competition (concorso dedicato soprattutto alla scoperta di nuovi talenti) Et in terra pax, primo lungometraggio di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini che già aveva suscitato l’interesse di pubblico e critica nelle Giornate degli Autori a Venezia.
Fuori concorso ci saranno anche le proiezioni de La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo e Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, già acquistato dalla distribuzione giapponese Zazie Films.
 
A conferma dell’interessamento verso tematiche ambientaliste ed ecologiste da parte degli organizzatori del festival, sarà allestito per le passerelle di attori, registi e produttori, un originalissimo green carpet, interamente fatto con materiali riciclabili/riciclati.

Disoccupato in affitto: la ricerca di lavoro diventa un documentario

 
Roma, estate 2010. Parte da qui la video avventura di Pietro Mereu, sardo di nascita che si trasferisce  a Roma per lavoro, ma che il lavoro lo perde e si ritrova gioco forza in grande difficoltà, con l’affitto che gli pesa a tal punto da non riuscire più ad arrivare a fine mese. La vana ricerca di un occupazione lo sfinisce a tal punto da inventarsi un’autoironica maniera per “promuovere la sua candidatura” da un lato, e far luce su una condizione che ormai in Italia sta diventando molto più drammatica di quanto ci si sarebbe potuti immaginare, dall’altro.
Prende così vita il film documentario dal titolo Disoccupato in affitto, di Luca Merloni e Pietro Mereu, interamente autoprodotto e realizzato in giro per l’Italia nelle città di Roma, Firenze, Lecce, Cagliari, Genova, Bologna, Verona, Napoli, Milano.

Il soggetto è molto semplice, sta proprio qui la genialità: un uomo con un cartellone/sandwich addosso,con su la scritta “Disoccupato in affitto”, che vagabonda per le strade delle varie città proponendosi ai passanti per qualsiasi tipo di lavoro e lasciando foglietti con il suo recapito ed i suoi contatti. Costantemente filmato, prende spunto dagli incontri che gli capita di fare per discutere del gravoso problema della disoccupazione in Italia con gli italiani stessi; alla ricerca di un commento, di una soluzione, di un’offerta di lavoro o a volte anche solo di una pacca sulla spalla. Sono in tanti quelli che capiscono la drammaticità della sua (e di quella di tanti altri giovani!) situazione e quasi tutti quando si propone come tuttofare da assumere rispondono : “Magari. Se avessi lavoro da dare te lo darei”.
 
L’idea è ripresa dalla storia di un ventiquattrenne inglese, David Lowe, che si racconta esser stato il primo illustre disoccupato (con una laurea in storia alle spalle, ndr) a girovagare per le strade di Londra con un sandwich di cartone addosso recante la scritta “Job Wanted”; il giovane grazie a questa brillante operazione di “self marketing” è riuscito anche a farsi assumere.
Quella di questi due ragazzi, tra l’altro ancora in cerca di sponsor per la distribuzione, è una rivisitazione filmata e documentata di questa bizzarra iniziativa, con l’intento di vedere se una trovata del genere possa aver successo anche nel nostro paese.
 
Dietro il simpatico gioco messo in scena attraverso la maschera del cartellone si nasconde però un problema serissimo che la gente che si vede nel docu/film conosce bene: è apprezzata l’inventiva del ragazzo, c’è tanta comprensione ma c’è anche, e soprattutto, tanta consapevolezza di triste impotenza dietro una richiesta apparentemente lecita ma praticamente impossibile da soddisfare. La disoccupazione è infatti diventata uno dei mali peggiori del nostro secolo; lo dicono i dati Istat, lo dicono le impietose percentuali che vengono ciclicamente aggiornate sulle pagine economiche dei quotidiani e purtroppo lo dicono anche i tantissimi ragazzi che ogni mese fanno i salti mortali per permettersi un affitto. Nell’era dei “falsi contratti”, delle collaborazioni occasionali, del lavoro sommerso e di quello  in nero, il sentimento che più caratterizza la generazione che Massimo Venier definiva “1000 euro” sta diventando la disperazione. Disperazione che questi due ragazzi riescono magistralmente a trasformare in qualcosa di creativo, a tratti divertente (grazie agli interventi di alcuni personaggi che quasi sembrano dei caratteristi) ma anche di costruttivo, perché alla fine del documentario si tireranno un po’ le somme e si cercherà di stilare un resoconto sul livello occupazionale di un paese che per il momento è in crisi profonda.
 
Il documentario dura in tutto 75 minuti ed è accompagnato dalle musiche dei The Niro. Per il momento è online il primo episodio, girato a Roma, ma speriamo di vedere presto il resto del viaggio anche per sapere se ci sarà o meno il lieto fine.
 

Et in Terra Pax: torna in scena il realismo d'autore

Si chiama Et in Terra Pax il primo lungometraggio dei due registi romani che da anni realizzano e producono cortometraggi di alta qualità. La pellicola, co-prodotta da Kimera Film e Settembrini Film e finanziata attraverso la  compartecipazione di attori e maestranze,  è stata presentata alle giornate degli autori della 67° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e sarà l’unico prodotto italiano in concorso al Tokyo International Film Festival che si terrà dal 23 al 31 Ottobre nella capitale nipponica. I due registi sono al momento in cerca di distribuzione per far uscire al più presto il film in Italia, forti del grande successo riscosso a Venezia ed  alle anteprime di Roma, doppia proiezione sold out al cinema Farnese, e Milano.



La storia è quella di un gruppo di ragazzi della periferia romana di Corviale alle prese con quella che, in fin dei conti, è nient’altro che la vita quotidiana di una realtà difficile anche solo da immaginare. Si intrecciano in maniera nuda e cruda vicende che molto spesso accadono tra i palazzi dei quartieri periferici di tutta Italia e i due registi hanno scelto come ambientazione il serpentone di Corviale proprio perché rappresenta alla perfezione la tipica zona di confine tra lecito ed illecito, amore e odio, guerra e pace. La componente negativa è piuttosto forte, c’è poco spazio per false speranze e per timidi accenni di sensibilità; spesso ci si rifà alla legge del più forte proprio come in quei vecchi film in cui è il branco a farla da padrona.

In un intervista a Cinemonitor hanno raccontato come nasce e cosa vuole raccontare il loro progetto ed insieme a loro abbiamo anche fatto il punto sull’attuale situazione del cinema italiano tra i tagli ai fondi per la cultura e le oggettive difficoltà che parecchi giovani con idee valide trovano nell’affacciarsi nel mondo del cinema.

LEGGI L'INTERVISTA

martedì 19 ottobre 2010

La più grande avventura: storia del cinema a Villa Borghese

Dal 25 ottobre 2010 al 31 gennaio 2011, presso il Cinema dei Piccoli di Roma, si terrà un'ampia retrospettiva dal titolo La più grande avventura: storia del cinema a Villa Borghese.
Da David Wark Griffith a Martin Scorsese, dai fratelli Lumiére a François Truffaut, da Friedrich Wilhelm Murnau a Rainer Werner Fassbinder, e molto altro ancora: due appuntamenti settimana, il lunedì e il giovedì, per riscoprire classici immortali e appassionanti, in pellicola e nella suggestiva cornice di una sala cinematografica unica al mondo.

Tutti i dettagli sulla programmazione qui:

venerdì 15 ottobre 2010

Bicycle Film Festival 2010: film e corti sul mondo delle due ruote



Fa tappa a Milano il Bicycle Film Festival 2010 che, nell’anno del suo decimo anniversario, propone una serie di eventi ed una programmazione di film legati al mondo delle due ruote davvero eccezionale. Come ogni anno il tour del BFF tocca numerose città portando la cultura della bicicletta a spasso per il mondo. Quest’anno toccherà ben 38 città in 4 continenti diversi per celebrare l’esplosione del ciclismo urbano nel mondo attraverso proiezioni di film e cortometraggi, mostre d’arte e musica. Il tour ha preso il via a giugno dal Lower East Side di New York, per arrivare a Tokyo, Parigi, Londra, San Francisco, Copenhagen, San Paolo, Los Angeles, Sydney, Montreal, Detroit, Vienna, Chicago e, dal 15 al 17 Ottobre, a Milano nella cornice espositiva del Teatro dell’Arte della triennale, in via Alemagna 6.
 
Dal sito del festival:

Intorno alla bici fiorisce una ricca produzione culturale che il BFF stimola e raccoglie. Rappresentati al BFF tutti i tipi di bici e ciclisti, dalle supercorsa alle bmx, dalle bici da pista alle fixed gear, fino alle vecchie saltafoss, le cruise e le grazielle.
Ciò di cui si fregia il BFF è che “il vento non lo subisce, pedalando. Lo crea, semmai.” Ecco la dichiarazione d’intenti del festival: creare il vento, correre veloci, celebrare la bici come uno stile di vita urbano.
 
Il fiore all’occhiello dell’edizione 2010 sarà, a livello cinematografico, il restauro di una pellicola storica, legata al ciclismo e al territorio Milanese: “La Baraonda” di F. Vancini. Piccola perla d’annata scovata dal Bicycle Film Festival in collaborazione con la Cineteca di Milano, la pellicola del 1980, si svolge al Velodromo di Milano, nel pieno svolgimento della Sei Giorni. Una piccola gemma perduta, sia nella filmografia del regista ferrarese, sia nella storia del nostro cinema d’autore. Basti, a rendersene conto, uno sguardo al cast, con la sua riuscita miscela di vecchie glorie (Giuliano Gemma) e giovani promesse (Edy Angelillo), di nomi del cabaret (Andrea Roncato), Guido Nicheli (che poi diventerà famoso come il cumenda Zampetti) e stelle della tv a venire (Francesco Salvi).

Sono più di quaranta i titoli che andranno a costituire il cartellone del Festival: si tratterà il tema del viaggio, dei percorsi urbani o d’ispirazione globetrotter, della bici come stile di vita, del vento che fa respirare i pensieri o delle nuove tendenze legate al ciclocross ed ai tornei di Bike Polo.

Per il programma completo visitate Il sito ufficiale del Bicycle Film Festival, sezione Milano o direttamente il sito della Triennale di Milano.

martedì 12 ottobre 2010

La svastica sul sole: Ridley Scott si ispira di nuovo a Philip K. Dick

Ridley Scott è intenzionato a produrre, insieme all`emittente televisiva BBC, una mini-serie tratta da La svastica sul sole di Philip K. Dick. Dopo Blade Runner, dunque, il regista de Il gladiatore si interessa nuovamente all`opera di uno tra i più grandi autori di fantascienza di sempre. Tra i lavori più noti dello scrittore, La svastica sul sole, ambientato nel 1962, racconta di un mondo in cui l`Asse Germania – Giappone è emerso vittorioso dalla Seconda Guerra Mondiale, immaginando di conseguenza una società ben diversa da quella reale.

Mickey Rourke sarà Ernest Hemingway nel prossimo film di Abel Ferrara


Ospite al Lucca Film Festival, Abel Ferrara ha rilasciato alcune dichiarazioni su uno dei suoi prossimi progetti, un film imperniato su Ernest Hemingway e la sua relazione sentimentale con Adriana Ivancich, durante un soggiorno italiano. L`autore di Fratelli e Il cattivo tenente ha scelto anche l`attore che interpreterà lo scrittore americano, Mickey Rourke. Questa la dichiarazione del regista, diffusa da Ansa: “Il mio eroe in Italia è Garibaldi, ma il film che girerò è su Hemingway, con la sceneggiatura scritta da Tonino Guerra``.

mercoledì 6 ottobre 2010

Prevista per Dicembre 2012 l'uscita in Usa de "Lo Hobbit". A dirigerlo sarà Peter Jackson

Di sicuro Lo Hobbit è una delle produzioni più travagliate e discusse degli ultimi anni. Dopo la rivolta degli attori neozelandesi e i problemi che riguardavano i sindacati, ed infine un incendio che ha colpito uno dei set del film, la produzione sembra stia per iniziare. E finalmente c’è ufficialmente il nome del regista: Peter Jackson.
Il regista de Il Signore degli Anelli aveva già dato disponibilità a ricoprire il ruolo, all’inizio affidato all’amico e collega Guillermo Del Toro. Sono poi seguiti vari rumor, che avrebbero voluto ad esempio prima al timone David Yates e il pupillo di Jackson Neill Blomkamp. Ma forse, come è giusto che sia, solo il “papà” del Tolkien cinematografico può portare sul grande schermo la storia di Bilbo Baggins.
Confermata anche la faccenda del 3D, anche se ancora non è chiaro se sarà un 3D “nativo” o “riconvertito”. Il budget dei due film sarà di 500 milioni di dollari, per una prima uscita in sala a dicembre 2012, mentre la seconda parte de Lo Hobbit dovrebbe essere stata fissata un anno dopo, ovvero a dicembre 2013.

lunedì 4 ottobre 2010

Vimeo Festival Awards: un premio al cinema interattivo

Ecco sul web un Festival interattivo, innovativo, pervasivo e naturalmente creativo: è la prima edizione del Vimeo Festival + Awards di New York, che si conclude il 9 ottobre con la serata di premiazione e la consegna del Grand Prize Winner of Best Video.


venerdì 1 ottobre 2010

Il 15 Ottobre arriva in Italia ''Adele e l'enigma del Faraone'' l'ultimo film di Luc Besson ispirato ai fumetti di Jacques Tardi

Il regista e' oggi a Roma per presentare il suo ultimo film. ''Su Adele - dichiara - abbiamo fatto tantissimo lavoro di pre-produzione e mi sono molto concentrato su quella fase anche perche' per la prima volta non ero il produttore del film. Avere un produttore, Virginie Besson-Silla, mia moglie, e' stata un'esperienza molto piacevole perche' ho avuto la possibilita' di dedicare tutte le mie energie alla regia. E sono stato molto esigente anche e soprattutto con me stesso. Volevo a tutti i costi che questo film riuscisse bene e desideravo che il processo di montaggio fosse solo un'esperienza piacevole''.

''E' vero - aggiunge - che lavoro spesso con la stessa troupe perche' sono tutti molto bravi, dei veri 'guerrieri' come li definirebbe qualcuno, ma non pretendo che lavorino solo per i miei film. Sono felice quando so che vanno negli Stati Uniti, in Cina o in qualunque altro paese a lavorare per altri registi. Cosi' facendo hanno l'occasione di vedere cose diverse, di fare nuove esperienze che poi vanno ad arricchire anche il mio lavoro. La cosa importante per me e' che abbiano ancora la voglia di provare cose nuove, di sperimentare e di spingersi oltre, sempre, un passo piu' in la', un film dopo l'altro...

Ogni film e' un'esperienza a se' per via della storia, dei personaggi, degli attori e delle persone che incontri ma anche e soprattutto per come sei tu quando lo stai realizzando. Quando fai il tuo primo film, e' tutto nuovo.

Avevo vent'anni quando ho diretto The Last Combat. Poi il tempo passa e a 25-30 anni non sei piu' la stessa persona, come non lo sei a 40, o a 50... C'e' una sorta di complessa alchimia tra la tua crescita spirituale e intellettuale e le esperienze pratiche. Ma il punto e' che quando comincio a girare un film, devo sapere come mettero' a frutto tutte le esperienze passate e come al contempo riusciro' ad adottare un approccio nuovo e fresco sulle cose, perche' e' questo il segreto della riuscita di un film''.

Per 'Adele e l'enigma del Faraone', spiega quindi Besson, ''tutto e' cominciato circa dieci anni fa quando mi sono letteralmente innamorato della sua eroina, Adele. Ho contattato subito Tardi che sfortunatamente mi disse che aveva gia' affidato l'adattamento cinematografico di Adele ad un altro regista.

Rimasi molto deluso ma anche felice che avesse scelto un 'grande' regista e gli augurai ogni bene. Aspettai con impazienza l'uscita nelle sale. Dopo tre anni di inutile attesa, richiamai Tardi che mi disse che il progetto con quel regista era saltato e che per il momento aveva abbandonato l'idea di un adattamento cinematografico di Adele. Ma io, deciso a fargli cambiare idea, l'ho incontrato diverse volte e ho sempre cercato di rassicurarlo facendogli vedere quello che avevo fatto fino ad allora. Abbiamo aspettato un altro anno per poter ricomprare i diritti di Adele e alla fine dopo sei anni di attesa ed estenuanti trattative sono riuscito a convincere Tardi a cedermeli''.

Il ritorno di Montaldo: a gennaio partono le riprese de L'industriale con Favino e la Crescentini

Dopo I demoni di San Pietroburgo, Giuliano Montaldo torna dietro alla macchina da presa per L`industriale, che sarà interpretato da Pierfrancesco Favino e Carolina Crescentini. Sono otto le settimane di ripresa previste, a partire dal prossimo gennaio, a Torino. Scritto dal regista di Sacco e Vanzetti insieme ad Andrea Purgatori, il film racconterà la vicenda di un piccolo industriale proprietario di una fabbrica di elettrodomestici ereditata dal padre, alle prese con la crisi mondiale. Nelle parole del regista, è la storia di uomo ``che non sa a che santo votarsi``.

giovedì 30 settembre 2010

Recensione di "Somewhere" (Sofia Coppola), miglior film a Venezia 2010.

Somewhere ci racconta la vita di un attore di successo, Johnny Marco (Stephen Dorff), vista con la stessa ottica di disagio interiore che la Coppola già aveva utilizzato per Bill Murray in Lost in Traslation, stentando  però a trasferire al pubblico quella poeticità e quella passione che caratterizzavano il suo secondo film.


E’ il quarto film di Sofia Coppola ed ha vinto il premio come miglior film alla 67° mostra del cinema di Venezia. Detto così sembrerebbe un capolavoro ma purtroppo questa volta, nonostante l’ambito riconoscimento, va detto che l’opera di Coppola jr non soddisfa a pieno le aspettative, o perlomeno non è all’altezza dell’intelligentissimo Maria Antonietta con cui la regista ci aveva lasciati.

Johnny è la classica star tutta sesso, droga (o forse alcol nel suo caso) e rock’n’roll ma vive la sua situazione di “privilegiato” con distacco, disperazione. Si vede benissimo che non è felice e che non sta bene con se stesso, e nel dircelo la Coppola lascia spazio alla nostra percezione individuale, caricandoci dell’ardua scelta di compatire oppure abbandonare il protagonista al suo destino. La caratterizzazione che la regista dà al suo personaggio però non è, a  nostro avviso, abbastanza forte quanto dovrebbe essere
Anche l’unico barlume di luce sulla vita del nostro attore, forse la sua sola àncora di salvezza contro un’esistenza scandita dall’inutilità, la figlia Cleo (Elle Fanning), appare troppo poco forte per dare una sferzata alla sua vita grigia ed alla sufficienza del film stesso. Anche se si sforza nel darle attenzione sembra sempre che la scintilla non scocchi nel loro rapporto: si vogliono bene ma forse non sanno dimostrarselo veramente e di questo ne risentono entrambi. Ne risente sia la bambina di 12 anni che si ritrova a confrontarsi con le discutibili frequentazioni del padre sia Johnny stesso che è costretto a farsi carico della giovane e a portarsela finanche in Italia dove deve promuovere il suo ultimo film e ritirare un premio. Ah... già l’Italia: altra nota dolente. I cammei dei personaggi italiani sono qualcosa di imbarazzante, almeno per la figura che ci fa il nostro Paese. Il protagonista si ritroverà immerso in un alone di mediocrità a dir poco struggente, fra improbabili interviste e serate di gala con tanto di ritiro del Telegatto  (presentano Frassica e la Ventura, balla Valeria Marini). Fatto sta che al loro ritorno a casa, Johnny vive nel mitico Chateau Marmont, residenza di famose star hollywoodiane, quella sorta di equilibrio interiore che si stava creando tra i due, ne è l’ emblema una scena a bordo piscina dove padre e figlia sembrano aver trovato la pace interiore che cercavano dall’inizio del film, subisce una profonda rottura poiché Cleo deve  partire per un campus con la scuola.
Il nostro protagonista rientra nella depressione a cui ci aveva abituati, e la sua inadeguatezza alla vita trova il culmine in una commovente telefonata ad una sua vecchia amica (o sarà l’ex?) e nella tanto improvvisa quanto apparentemente folle decisione di partire. La destinazione è il tutto ed il niente insieme, quel non luogo da “qualche parte”  che darà, stavolta in maniera poetica, titolo al film.

Da oggi alla Casa del Cinema di Roma parte la rassegna "Racconti di cinema": una seria di incontri tra professionisti ed appssionati.

Organizzato dall`associazione 100 autori alla Casa del Cinema, oggi ci sarà il primo incontro dedicato ai film italiani dell`ultimo anno e sarà dedicato al making of de La nostra vita di Daniele Luchetti. Domani alle ore 16 presso la Casa del Cinema (Sala Deluxe), il regista, gli sceneggiatori Rulli e Petraglia, il produttore Riccardo Tozzi e parte del cast incontreranno il pubblico per raccontare com`è nato questo fortunato film che ha inoltre visto il suo protagonista, Elio Germano, ottenere il prestigioso riconoscimento per il miglior attore al Festival di Cannes. I prossimi incontri organizzati dall`associazione 100 autori vedranno coinvolti Marco Bellocchio e Giorgio Diritti.
Questo evento fa parte di una serie di incontri culturali dedicati ai film italiani:
i "Racconti di cinema" che nascono per offrire ad un pubblico di appassionati, esperti di cinema e a chi opera nel mondo della formazione, un'occasione unica di confronto intorno a tre importanti film italiani dell'ultimo anno, raccontandone la genesi, attraverso le voci degli ideatori - registi e sceneggiatori innanzitutto, ma non solo.

"DOT": il cartoon fatto al microscopio.

Dopo l'animazione in 3D ecco in arrivo l'animazione al microscopio! Si intitola 'Dot', punto, ed è il cartoon che rischia di entrare nel Guinness dei Primati come il più piccolo del mondo. La sua protagonista è infatti 'alta' appena 9 mm. Prodotto dalla Aardman Animations di 'Wallace&Gromit', il cartoon è stato realizzato in stop motion utilizzando un Nokia N8 con fotocamera da 12 megapixel e la tecnologia CellScope, cioè un microscopio per i telefoni cellulari progettato all'Università di Berkeley in California. Si tratta di una tecnologia già impiegata in Africa per scattare foto ad es di cellule epiteliali e inviarle agli esperti oltre oceano. Nel futuro prossimo il CellScope arriverà nei laboratori americani come strumento per la ricerca sulle malattie del sangue.

Anteprima di "Dot!"


fonte: RepubblicaRadioTv

VENI, VIDI, MOVIE! L'alba di un nuovo blog

Benvenuti su VENI VIDI MOVIE, nuovo blog di cinema, sul cinema e per il cinema.
Questo progetto nasce dalla voglia di un appassionato di "movie" di trasmettere e condividere le sue opinioni, sensazioni ed emozioni legate al cinema e non solo.
Quella che intendo aprire è una finestra su tutto ciò che c'è di collegato alla visione di un film, di una serie tv, di un cortometraggio: dalla sceneggiatura alla produzione passando attraverso le novità in materia di tecniche di ripresa fino alle colonne sonore ed alle opinioni del pubblico.
Saranno pubblicate recensioni, notizie, curiosità, interviste e miolto altro...
L'obiettivo è quello di restare costantemente aggiornato su quello che succede nel mondo cinematografico, toccare con mano gli sviluppi che il digitale sta apportando in questo campo e dare un punto di vista alternativo sulle uscite in sala, in dvd, in streaming, sul satellite...

So stay tuned