mercoledì 24 novembre 2010

Nessuna speranza, nessuna paura: docufilm sulla scena rap romana


Inserito nella sezione “L’altro Cinema – Extra” del Festival del Cinema di Roma 2010 e presentato in anteprima alla Casa del Cinema il 1 Novembre, Nessuna speranza, nessuna paura è il film – documentario  di Stefano Pistolini che racconta l’evoluzione e l’affermazione della scena hip hop romana.

L’affascinante e multiforme mondo del rap capitolino ci viene raccontato in maniera schietta e diretta da uno degli esponenti più accesi di questa scena, uno che tra le rime in romano si può dire ci sia nato e cresciuto: stiamo parlando di Paolo Martinelli aka Chef Ragoo (come non ricordarlo nella parte di Zombi in Zora la vampira, con Carlo Verdone, per la regia dei Manetti Bros.).  Uno che nella sua carriera artistica si è alternato tra punk, rap e poi di nuovo punk.
Il film prende dunque la forma di una “chiacchierata” con un rapper (o dovremmo dire ex rapper? Chissà) che ci racconta in modo malinconico, forse crudo, ma con il sorriso di chi ha fatto della passione per questo genere una ragion di vita, una scena sconosciuta ai più ma che arde ormai da anni, proponendo alla ribalta di volta in volta nomi nuovi, provenienti dalle periferie, o per meglio dire dalle borgate, di una Roma tutta da conoscere per poterla apprezzare. Accompagnato da colonne sonore rigorosamente rap con spezzoni di live che si incastonano nel racconto, il regista, romano anche lui, si serve di questa coinvolgente voce narrante per descrivere l’evoluzione di questo genere di nicchia; evoluzione che riguarda non solo la musica ma anche, e soprattutto, il linguaggio, lo stile e tutto l’universo di comunicazione che si nasconde dietro un testo in rime scritto in dialetto (o dovremmo dire lingua?) romano. Attaccamento al territorio, rispetto reciproco, voglia di far sentire la propria voce sono solo alcune delle ragioni che spingono un artista a fare rap e a farlo nella maniera in cui lo fa gente come i Colle der Fomento, i Trceboys, Chef Ragoo stesso. Quella descritta nel film di Pistolini non è gente che si siede a tavolino per sfornare il disco dell’anno, per vendere milioni di copie o per conquistare le folle; è gente che si rivolge perlopiù ad un determinato pubblico e che trasmette messaggi di  vitale importanza sociale sottoforma di creative rime in lingua romana. Tolto di mezzo il fine economico, quello che rimane evidente è il solo scopo e la sola voglia chiaramente esplicita di questi ragazzi: comunicare. Comunicare il disagio che si sta vivendo, le sensazioni che si stanno provando, le sofferenze personali e i rimedi evasivi per superarle ma a volte anche il semplice svago, il “cazzeggio”.

Lo stesso Pistolini afferma : “attraverso lo sguardo di uno dei suoi protagonisti ho cercato di raccontare una Roma segreta, di strada, quasi pasoliniana. Volevo parlare di un mondo musicale lontano dai riflettori e dalle masse”. “Nell’epoca di X-Factor - aggiunge - ecco delle persone che hanno quasi ricercato l’anonimato, scansato il successo facile e usato la lingua romana come strumento, come veicolo di messaggi sociali e politici”.
Nessuna speranza, nessuna paura è prodotto da Darallouche Film e racconta dunque tre storie che ben si intrecciano nello svolgimento dell’intervista/racconto di Paolo Martinelli: ce n’è una che parla proprio del protagonista, Chef Ragoo, del suo amore per la scena rap e  del suo camaleontico percorso artistico; un’altra ci immerge nel panorama hip hop capitolino e ci spiega la sua evoluzione dagli anni Novanta fino ad oggi, descrivendoci i suoi vizi e le sue virtù attraverso un punto di vista interno alla scena stessa; ed infine la terza storia è incentrata su Roma e sulla romanità: sui mille spunti che da ogni angolo e scorcio di questa città fanno da ispirazione proprio ai rappettari che la raccontano in rima, rigorosamente in romano, alternando volgarità e poesia, “fero e piuma”, amore e odio.
Fieri, di certo, di essere dei contemporanei poeti di strada.

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